Federazione italiana operai metallurgici (metalmeccanici) Firenze (s.d.)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Partito politico, organizzazione sindacale

Altre denominazioni: FIOM Firenze

«L'esercizio del nostro sindacato ebbe inizio il 10 marzo del 1945». Con queste parole, il 31 marzo del 1946, si apriva il resoconto del consiglio direttivo sul primo anno di attività della FIOM di Firenze. In realtà, però, la ricomparsa della federazione risaliva almeno all'ottobre precedente e fu successiva alla ricostituzione, sulle basi unitarie sancite dal Patto di Roma, della Camera del Lavoro.
Il 10 febbraio 1945 si svolsero le prime elezioni del consiglio direttivo con la partecipazione al voto di oltre quattromila lavoratori. Pochi giorni dopo venne diramata una circolare con la quale si invitavano tutte le maestranze della categoria a procedere al più presto «alla regolare e definitiva elezione delle commissioni interne di fabbrica o del fiduciario di impresa». Nel mese di marzo infine venne aperto presso l'amministrazione postale un conto corrente autonomo rispetto a quello della Camera del Lavoro, sul quale da allora in poi sarebbero stati versati i contributi sindacali dei metallurgici. Era 1'atto che sanciva formalmente, anche sul piano amministrativo, la fine della fase gestatoria e 1'inizio della vita autonoma del nuovo sindacato.
Cominciò così un anno - quello a cavallo fra il '45 e il '46 - che fu contrassegnato, com'è ovvio, da ingenti difficoltà di natura congiunturale. I disagi causati dalle operazioni belliche appena concluse, la mancanza di dati sulla situazione delle varie officine, la pressoché completa assenza, specialmente nelle piccole aziende, di una rete di attivisti in grado di coordinare la ripresa delle iniziative sindacali, la necessità infine di rispondere alle esigenze più disparate della popolazione (presso la Camera del Lavoro, ad esempio, fu allestito persino un centro per la distribuzione di copertoni da bicicletta) resero oltremodo faticoso il tentativo di ricostruzione di una struttura organizzativa efficiente e ben articolata. «Dovemmo iniziare dal nulla - scrissero i membri del consiglio direttivo nella citata relazione del marzo 1946, rievocando le travagliate vicende dell'anno trascorso - e lavorare in principio con materiale preso a prestito qua e là finché lentamente riuscimmo a mettere insieme tutte quelle piccole cose necessarie a mandare avanti l'ufficio della segreteria». E soltanto attraverso l'opera assidua di questa prima leva di dirigenti, «che si suddivisero la città in zone assumendosi ognuno la cura di rintracciare gli aderenti della propria zona e di organizzare l'esazione dei contributi, fu possibile arrivare a risultati concreti». Già il primo anno di esercizio poté chiudersi con un lusinghiero utile di oltre 616 mila lire, quasi per intero dovuto alla crescita dei contributi sindacali, che fin dagli ultimi mesi del 1945 si attestarono mediamente sulle 105 mila lire mensili.
Con la partecipazione di quasi 6.000 iscritti si tennero quindi nell'aprile 1946 le elezioni del nuovo consiglio direttivo, che si conclusero con la sostituzione al vertice della segreteria di Cesare Franchi con Foscaro Cassigoli, comunista, proveniente dalle Officine Muzzi, che avrebbe ricoperto tale carica per molti anni.
La riorganizzazione della sezione fiorentina poteva dirsi ormai ultimata. Nel luglio successivo - secondo fonti sindacali che hanno trovato sostanziale conferma anche in studi recenti'-l'adesione alla FIOM aveva raggiunto nelle fabbriche cittadine livelli quasi plebiscitari: su 8207 lavoratori in forza in 45 aziende metalmeccaniche gli iscritti erano ben 7791. Era venuto quindi il momento di procedere alla ricomposizione del tessuto organizzativo provinciale e fu in tale direzione che il consiglio direttivo concentrò i propri sforzi nella seconda metà del 1946. Quando si riunì il primo congresso della FIOM di Firenze, nel novembre di quell'anno, anche tale compito poteva dirsi praticamente assolto: la federazione provinciale era di fatto costituita. E fu con questo confortante bilancio dell'attività svolta nel biennio precedente che i delegati fiorentini si presentarono in dicembre al congresso nazionale di Torino, il primo tenuto dalla FIOM nel dopoguerra, l'ultimo unitario.
Da allora in poi, terminata la fase per così dire «costituente», la FIOM provinciale ebbe uno sviluppo in piena sintonia con quella della federazione nazionale, della quale condivise, sempre recando un contributo originale, scelte strategiche e battaglie ideali, momenti di esaltazione e brucianti sconfitte. Particolarmente interessante fu il ruolo da essa svolto durante gli anni cinquanta: un periodo contrassegnato, come nel resto del paese, da un'azione prevalentemente difensiva sul terreno economico, mirante sia ad evitare il ridimensionamento degli organici che l'opera repressiva nei confronti dei militanti sindacali, e da una crescente conflittualità con le altre organizzazioni, la CISL e la UIL, culminata nella spaccatura sull'accordo per il conglobamento e nella contrapposizione frontale, intorno alla metà del decennio, nelle elezioni per il rinnovo delle commissioni interne di fabbrica. Un periodo tuttavia, che sul piano locale fu caratterizzato soprattutto dalle lunghe vertenze per la ristrutturazione del Pignone e della Galileo, i due grandi stabilimenti assunti a simbolo del nuovo volto industriale di Firenze. In entrambi i casi la FIOM fu in prima linea nella lotta per impedire il ridimensionamento o addirittura la messa in liquidazione delle aziende. E non è privo di
significato che nelle elezioni per la commissione interna del 1955 la Galileo fu l'unico stabilimento italiano in cui questa organizzazione riuscì a conservare la maggioranza.
Nondimeno al termine di questa fase, nel quadro di un generale abbassamento del tasso di sindacalizzazione rispetto all'immediato dopoguerra, anche la FIOM vide drasticamente ridursi il peso dei propri iscritti. Nel 1961 nell'ambito globale dei tesserati alla CGIL toscana i metalmeccanici, che dieci anni prima occupavano il secondo posto dietro gli edili, si videro scavalcati anche dai lavoratori dell'abbigliamento. Nella provincia di Firenze la federazione subì un calo che, se non ebbe le dimensioni di quello livornese, fu però piuttosto ragguardevole e rivela chiaramente le difficoltà da essa incontrate in quel periodo.
Gli anni sessanta si aprirono quindi all'insegna di un tentativo di recupero delle posizioni perdute, che favorisse al tempo stesso l'instaurazione di un clima più disteso nei rapporti con le organizzazioni della CISL e della UIL. Furono anni contraddistinti da una forte ripresa della conflittualità, che soprattutto nel settore metalmeccanico raggiunse punte molto elevate. Il successo riportato fra la fine del '62 e l'inizio del '63 nella vertenza per il rinnovo contrattuale pose comunque le premesse per una rapida ripresa della FIOM e con essa delle altre federazioni di categoria, la FIM e la UILM, che negli anni successivi si sarebbero poi collocate alla testa del movimento per la costituzione del sindacato unitario. Nel 1972, com'è noto, dopo le alterne vicissitudini del '68 e dell'autunno caldo, con le profonde trasformazioni che esse introdussero nel milieu sindacale italiano, questa spinta verso l'unificazione si sarebbe finalmente tradotta in realtà.
Si tratta di vicende in larga parte conosciute ed oggetto a più riprese, nel recente passato, di rivisitazioni storiche o cronachistiche, sulle quali l'archivista non può ovviamente soffermarsi più di tanto: egli può solamente indicare che i documenti contenuti in questo fondo e messi oggi a disposizione degli studiosi offrono numerosi spunti per una più dettagliata ricostruzione di questi avvenimenti - in specie del lungo e faticoso iter costitutivo dell'organizzazione unitaria in ambito provinciale - e della parte niente affatto marginale che in essi ebbe la FIOM fiorentina.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Stefano Bartolini (direttore FVL)