Federazione italiana dipendenti aziende telecomunicazioni (1944 - 1954)

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Partito politico, organizzazione sindacale

Altre denominazioni: FIDAT

Occorre ricordare che, sin dagli inizi della telefonia industriale italiana (1881), lo Stato assegnò concessioni dell’esercizio telefonico a società private2. Le prime a gestire reti di rilevante ampiezza furono le Società Generale italiana di telefoni ed applicazioni elettriche e Telefonica per l’Alta Italia. Contemporaneamente però anche lo Stato crea una gestione diretta che fa capo ad una Direzione Generale e nove Direzioni di Compartimento. Continuano a nascere tuttavia piccole e medie imprese per la gestione delle reti urbane e interurbane secondarie. Lo Stato gestiva invece le reti delle maggiori città e quelle interurbane principali. Col passare degli anni le concessionarie divennero parecchie decine. Finalmente, soprattutto per ottenere una regolarizzazione, lo Stato organizzò nel 1925 un appalto del servizio distinguendolo geograficamente in “Zone”.
La prima di esse comprendeva il Piemonte e la Lombardia e il suo appalto fu vinto dalla STET (Società Torinese Esercizi telefonici), alla quale, dopo il passaggio all’IRI, subentrò la STIPEL (Società telefonica interregionale Piemonte e Lombardia), emanazione della finanziaria SIP (Società Idroelettrica Piemonte); la società appaltatrice per la II Zona , comprendente il Veneto, il Fruiuli-Venezia Giulia e il Trentino A. A., fu la TELVE (Società Telefonica delle Venezie), che faceva capo alla Soc. Adriatica Elettrica. L’appaltatrice della III zona (Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise fu la TIMO, (Società Telefoni Italia Medio-Orientale), costituita da un consorzio di piccoli concessionari; della IV è la TETI (Società Telefonica Tirrena), concessionaria per Liguria, Toscana, Lazio e Sardegna, emanazione della Società La Centrale del gruppo Pirelli-Orlando e con la partecipazione del credito italiano, che diverrà poi una partecipata dell’IRI; della V Zona, comprendente Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, fu la SET (Società Esercizi Telefonici), emanazione della SETEMER del gruppo svedese Ericsson, poi partecipata dall’IRI; la VI zona comprendeva le linee interregionali e internazionali la cui gara andò deserta ed essa venne affidata in gestione all’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici (ASST), istituita con RDL 14. 6. 1925 n. 884 convertito nella L 562 del 18. 3. 1926, che aveva anche la supervisione sulle concessioni. Nel periodo precedente alla guerra si delinea la situazione che vedrà il lavoro organizzativo e le rivendicazioni della FIDAT. In particolare si consolida la partecipazione dell’IRI alle cinque concessionarie, che è maggioritaria attraverso la STET per la STIPEL, la TELVE e la TIMO e minoritaria per la TETI e la SET. Ciò tra l’altro contribuisce a rendere il caso toscano un buon osservatorio delle relazioni industriali in una impresa non ancora sotto il totale controllo dello Stato.
Sindacato aziendale e sindacato regionale sono i due maggiori gradini dell’articolazione locale della FIDAT, che così si presentava nelle sue linee generali: il Sindacato nazionale (la Federazione, prima FIACE poi FIDAT), cinque sindacati interregionali (affiancati a quello dei telefonisti di Stato) che sono aziendali in quanto ciascuno fa riferimento ad una “zona” di concessione e ad una società telefonica (TETI, TIMO, TELVE, ecc.); Il sindacato aziendale è centrale nelle prime fasi organizzative degli anni immediatamente postbellici, ma già nel 1948-1949 tende a perdere una parte della sua importanza a vantaggio dei sindacati regionali che praticamente lo sostituiscono3. Ad un livello successivo abbiamo i sindacati regionali che hanno sede presso le Direzioni regionali delle varie società di concessione.
Ciascun sindacato regionale comprende, a livello provinciale, un sindacato provinciale, corrispondente normalmente in Toscana ad una sede di Agenzia della TETI, articolato a sua volta in sezioni presso i centri più importanti per il servizio, qualificate o meno in Agenzia. Così esistono sezioni del Sindacato Provinciale di Firenze a Prato e ad Empoli, di quello di Livorno a Piombino e a Massa Marittima, ecc.
La documentazione del Sindacato Interregionale TETI riguarda soprattutto la formazione dei primi contratti nazionali di lavoro (1946-1947) A livello archivistico non esiste una chiarissima separazione tra i due organismi. Le prime due buste dell’archivio comprendono i documenti del Sindacato (in realtà Segreteria) Interregionale (o Aziendale TETI).
Le altre buste contengono i documenti del Sindacato Regionale (in una prima detto anche Commissione interna regionale). costituita da. una parte generale e dalla corrispondenza distinta per sindacati provinciali e locali (questi ultimi sezioni dei sindacati provinciali). A livello di sindacato provinciale, che, come detto, ha sede presso una Agenzia provinciale ove ha sede una centrale che impiega un gruppo consistente di addetti, esistono due strutture: il sindacato provinciale vero e proprio (detto spesso “FIDAT provinciale”) e la Commissione Interna. In una prima fase il sindacato provinciale (detto anche locale) e la Commissione Interna funzionano come un tutt’uno: il segretario è lo stesso. Col 9 febbraio 1946 le due strutture si scindono e divengono indipendenti. Dietro questa trasformazione si deve probabilmente vedere la tendenza nella CGIL di quegli anni di sottrarre alla base la linea d’indirizzo del sindacato, soprattutto per evitare che la lotta sindacale si disperdesse a vantaggio delle singoli rivendicazioni locali a scapito di una integrazione complessiva (e quindi politica) delle esigenze
Il decennio di vita della FIDAT Toscana riflesso in questo archivio vede un periodo essenziale nella organizzazione e nello sviluppo di questo sindacato, come pure nella storia della CGIL in quanto movimento unitario. Pur nella disarticolazione dei documenti, la cui struttura generale rivela una precoce tendenza ad archiviare gli atti in modo ordinato anche se non sempre essa si riflette in un adeguato rigore, è possibile seguire le prime fasi dello sviluppo di una federazione unitaria e di un
sindacato aziendale TETI, nonché il formarsi dei vari sindacati provinciali e regionali e il loro sforzo per concretizzare una politica rivendicativa unitaria. Tappe fondamentali di questo sforzo sono il primo congresso della federazione FIACE nell’ottobre del 1944, la costituzione dei sindacati aziendali (quello toscano viene creato nel settembre del 1946), la creazione di un Comitato coordinatore per la nuova federazione FIDAT la quale svolge il suo primo congresso nel gennaio del 1946, la preparazione del Contratto nazionale di lavoro che sarà firmato a Roma il 19 dic. 1946e le laboriose trattative con l’ASCOT ( rappresentante degli industriali telefonici), accompagnate da
agitazioni, e dei contratti integrativi aziendali. Inoltre il consolidamento del sindacato e la campagna di diffusione del periodico della FIDAT e l’amministrazione dei contributi sindacali con la ripartizione fra i contributi dovuti alle Camere del lavoro, ai sindacati provinciali e alla federazione nazionale e la questione previdenziale e assistenziale. Ma la FIDAT in quanto federazione delle telecomunicazioni partecipa naturalmente alla vita della Confederazione generale del lavoro ed è soggetto e specchio (e quindi fonte documentaria) delle sue vicende in questi anni. Gioca come altri sindacati un suo ruolo nella vicenda delle epurazioni, la cui complessa cronaca (con i risvolti politici sottostanti) è esemplarmente rispecchiata ad esempio nelle vicende di Harriet Price Toncelli e di Renato Cipriotto, direttore dell’agenzia di Prato; nel dibattito sui Consigli di gestione e sulla partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori ai Consigli di amministrazione delle industrie, che dovrebbero sancire una specie di comproprietà delle aziende che per i lavoratori è un sentimento nato dall’esperienza di resistenza e dalla volontà di ricostruzione; nel consolidarsi della
CGIL nella sua vicenda di sindacato unitario e poi nell’esperienza della secessione e di quella che è stata definita “guerra fredda sindacale”8; nella partecipazione alle iniziative delle Camere del Lavoro, come commissioni femminili e giovanili, celebrazione dell’8 marzo, dibattito sulla parità retributiva fra uomini e donne, iniziative per la pace contro lo spettro del riarmo internazionale, campagne di tesseramento e di diffusione della stampa sindacale; nella lotta contro il carovita e il suo superamento attraverso gli adeguamenti salariali e la scala mobile, la costituzione di cooperative, di spacci e mense aziendali, la distribuzione di generi a prezzo politico col sostegno finanziario delle aziende, e degli aiuti UNNRA, le manifestazioni per la difesa del diritto di sciopero.

Complessi archivistici

Compilatori

  • Prima redazione: Stefano Bartolini (direttore FVL)