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Archivi Confederterra Toscana | Archivio Lavoro Toscana

Archivi Confederterra Toscana (1944 - 1978)

Complesso Di Fondi

4.449 unità archivistiche collegate (totale del complesso)

Metri lineari: 63.0

Consistenza: bb. 588

Abstract:

Chiunque, studioso o politico o sindacalista, si occupi della storia del movimento operaio sa bene che le fonti della memoria storica di questo grande movimento nel nostro paese, anche per gli anni più recenti, sono spesso disperse e devastate, quando non completamente perdute. I lavoratori, com'è noto, non scrivono molto, almeno non in proporzione a quanto fanno, e hanno sempre trovato particolari difficoltà non solo a organizzare e a tracciare la propria memoria storica, ma anche e soprattutto a tramandarla, talora anche solo per la mancanza di spazi adeguati, più spesso per le vicende traumatiche di cui è intessuta la loro storia: si pensi soltanto agli assalti squadristi alle Camere del lavoro, alle cooperative, alle sedi dei partiti di sinistra, con la conseguente distruzione dei materiali ivi contenuti; o, successivamente, ai traslochi forzati imposti dall'offensiva scelbiana negli anni Cinquanta e alla dispersione che, nel migliore dei casi, allora si verificò di una documentazione preziosa nelle case di tanti militanti.
Tanto più dunque è da apprezzare il grande valore dell'archivio della Confederterra toscana che, dopo un lungo lavoro di riordinamento condotto con cura e intelligenza, Salvatore Favuzza ha messo a disposizione degli studiosi e del sindacato. Una fonte organica e sostanzialmente completa, che già con queste caratteristiche si segnala come uno strumento di prim'ordine per la ricostruzione della storia del movimento dei lavoratori nell'Italia contemporanea. Essa inoltre consente di gettare luce su un settore decisivo di questo movimento, ossia sull'organizzazione sindacale di quelle masse contadine che si presentano come l'asse portante del profondo processo di rinnovamento sociale e politico che si afferma in Toscana nel passaggio dal fascismo al postfascismo, e si sviluppa poi negli anni del secondo dopoguerra e della repubblica.
Si tratta di un processo che una crescente letteratura ha ormai cominciato ad inquadrare sotto il profilo storico, sociologico, politologico e che proprio dalla molteplicità dei punti di vista da cui è stato affrontato ha confermato la centralità del movimento contadino come fattore di trasformazione nella Toscana postfascista. I tanti nessi individuati e posti al centro del dibattito non solo storiografico di questi ultimi anni (mezzadria e imprenditorialità diffusa, campagne urbanizzate e nuovo modello di sviluppo regionale, voto contadino e predominio delle sinistre ... ) rinviano continuamente al ruolo decisivo delle forze contadine nella realtà economico-sociale e politica della regione.
I documenti riordinati da Favuzza costituiscono appunto il tessuto connettivo di tanta parte di queste interpretazioni e il presupposto di ogni ulteriore approfondimento. Dall'andamento delle vertenze di
categoria ai contenuti rivendicativi, al quadro organizzativo regionale e provinciale della Confederterra, fino alla preziosa documentazione di microstorie aziendali, il materiale che ci viene presentato apre nuovi orizzonti alla ricerca, propone altri affascinanti interrogativi al dibattito storiografico. Soprattutto aiuta a capire i connotati sociali e culturali del nuovo blocco storico, fondato sul proletariato urbano e sulle masse mezzadrili, che avrebbe consentito l'affermazione di lungo periodo della sinistra, e segnatamente del PCI, nella Toscana del secondo dopoguerra.

I documenti non ci restituiscono soltanto la grande capacità di mobilitazione del sindacato contadino per la conquista di obiettivi intesi al miglioramento delle condizioni materiali dei lavoratori della terra e al superamento del patto di mezzadria, che erano stati al centro della tradizione di lotte del movimento contadino prefascista e che l'imponente partecipazione dei ceti rurali alla guerra di liberazione aveva rilanciato con forza. Essi ricostruiscono anche la fitta trama organizzativa e il

complesso dell'attività svolta dai vari sindacati di categoria (coloni, braccianti, coltivatori diretti), quali emergono da un imponente materiale di corrispondenza, verbali, pratiche amministrative e legali, atti di convegni, inchieste, ricorsi, trattative, cui si aggiungono le puntuali notizie che in sintesi il curatore fornisce sulle organizzazioni volta a volta interessate: la Confederterra regionale, la Federazione provinciale mezzadri e coloni, la Federazione provinciale braccianti e salariati agricoli, il Comitato provinciale della terra (proiezione della Costituente della terra del '47), ecc.
Gli stimoli che ne derivano all'approfondimento delle tematiche interne alla realtà contadina regionale, o anche tutt'affatto esterne, sono molteplici. Si pensi all'insieme di cause occasionali e profonde che segnano la divisione tra le diverse componenti del movimento contadino nell'immediato dopoguerra, lungo linee di conflitto non solo ideologiche, ma anche sociali, con la sostanziale acquisizione delle masse mezzadrili alla sinistra e il riflusso di tanta parte della piccola proprietà coltivatrice su posizioni conservatrici e filogovernative. Il soffocamento delle tendenze più aperte e unitarie presenti nelle file cattoliche, sacrificate dalla rigida logica degli schieramenti contrapposti, è aspetto non marginale della crisi della presenza cattolica nelle campagne toscane, di cui si possono qui ripercorrere alcune tracce significative.
La tenace resistenza opposta alla dura repressione poliziesca, e in genere degli apparati dello Stato, massicciamente schierati dalla parte della proprietà terriera, suggerisce una profonda penetrazione nei comportamenti e nella mentalità dei contadini toscani delle idee di lotta e di rinnovamento sociale, che avevano assorbito nella guerra antifascista e che avrebbero riversato nelle manifestazioni per la pace e in quelle di solidarietà con gli altri lavoratori, contro la disoccupazione e i licenziamenti. E, mentre nella partecipazione massiccia di giovani e donne all'organizzazione e alle lotte della Confederterra si può cogliere lo slancio collettivo di rinnovamento che percorre, l'orizzonte contadino e attraversa la famiglia patriarcale, il graduale attenuarsi delle agitazioni e dell'asprezza dello scontro sociale nelle campagne toscane richiama all'attenzione del ricercatore l'inesorabile processo di trasformazione dell'agricoltura mezzadrile sotto l'impatto dirompente dello sviluppo dell'industria diffusa dagli anni Cinquanta in poi.
Spunti, come si vede, di notevole rilievo, che rinviano continuamente allo svolgersi delle vicende politiche e sociali sul piano nazionale, e al loro intreccio con le vicende locali, e sottolineano soprattutto le tante possibilità di approfondimento che i materiali di questo propongono di uno spaccato fondamentale della Toscana contemporanea.
[Prefazione all'inventario cartaceo a cura di Mario G. Rossi]

Premessa non secondaria alla «Dichiarazione sulla realizzazione dell'unità sindacale» sottoscritta il 3 giugno 1944 a Roma dai rappresentanti dei tre grandi partiti dell'antifascismo fu, come è noto, l'inserimento organizzativo nella CGIL di tutti i lavoratori della terra, dai braccianti e salariati agricoli ai coloni e mezzadri sino ai piccoli proprietari e ai coltivatori diretti.
L'obbiettivo di riunire nella Confederazione generale del lavoro le rappresentanze sindacali di tutte le categorie attive nell'agricoltura veniva di fatto a riproporre quei problemi e quelle difficoltà politiche che avevano travagliato l'esperienza della Federterra nel periodo prefascista. Così, mentre si provvedeva a ricostituire le federazioni nazionali di categoria e le strutture decentrate del sindacato nelle zone liberate dalla guerra affidando ai Comitati di liberazione la nomina dei primi dirigenti, si rinviava ogni decisione in merito all'articolazione del «Sindacato agricolo» per non modificare l'intesa raggiunta con il Patto di Roma.
Il primo Congresso della CGIL dell'Italia liberata (Napoli, 28 gennaio-1 febbraio 1945) confermava l'importanza di una scelta strategica fondata sull'unità tra i contadini e con i contadini per realizzare la più ampia solidarietà fr a tutti i lavoratori, della campagna e della città. Lo statuto approvato al termine dei lavori provvide a dare alla Federazione dei lavoratori della terra o Federterra, ufficialmente ricostituita in questa occasione, la prima sistemazione organizzativa. Mezzadri, compartecipanti, fittavoli, enfiteuti, piccoli proprietari e coltivatori diretti avrebbero dato vita in ogni località alla lega dei contadini; tutti i salariati, gli stipendiati e braccianti agricoli compresi i boscaioli al Sindacato salariati e braccianti agricoli. Le leghe e i sindacati avrebbero aderito alla Federazione provinciale in attesa di pervenire alla costituzione di due federazioni distinte: quella dei contadini e quella dei braccianti e salariati agricoli. Nel corso del 1946 i convegni delle leghe e dei sindacati e i congressi provinciali contribuirono ad allargare il dibattito sul futuro della Federazione che con il primo Congresso nazionale (Bologna, 17-21 ottobre 1946) giunse a definire le proprie strutture.
La nuova Confederazione dei lavoratori della terra o Confederterra doveva svilupparsi attraverso quattro sindacati: Sindacato braccianti, salariati e maestranze specializzate; Sindacato coloni e compartecipanti; Sindacato impiegati, periti e tecnici agricoli; Associazione coltivatori diretti per i piccoli proprietari, gli affittuari, gli enfiteuti e i pastori. Al di sopra dei sindacati la Confederterra doveva modificarsi in ogni sua istanza quale strumento di effettiva direzione unitaria del movimento contadino e di coordinamento delle sue categorie; nell'adesione alla CGIL la Confederterra riconosceva la condizione essenziale per collegare su comuni obbiettivi di emancipazione e di libertà i lavoratori dell'agricoltura all'insieme del movimento sindacale.
Le deliberazioni del Congresso trovarono nei mesi successivi graduale applicazione nel lavoro preliminare alla costituzione delle organizzazioni nazionali di categoria. Il 7 maggio 1947 nasceva a Firenze il Sindacato impiegati e tecnici agricoli; il 14 dicembre dello stesso anno la Federazione coloni e mezzadri a Siena; il 28 gennaio 1948 a Ferrara la Federazione braccianti, salariati agricoli e maestranze qualificate. Contemporaneamente altri settori, già organizzati nella Federterra, venivano a chiarire la propria posizione all'interno della confederazione. Il 19 ottobre 1947 il Sindacato dipendenti consorzi di bonifica votava a Roma la fusione con il Sindacato impiegati e tecnici agricoli; il 18 marzo 1948 a Lecce i rappresentanti dei lavoratori della foglia di tabacco davano vita al Sindacato maestranze tabacchine; sempre nel 1948, il 22 agosto, nasceva a Firenze il Sindacato dei lavoratori boschivi. Queste due organizzazioni, non previste dallo statuto, tra il 1950 e il 1951 si renderanno autonome dalla Confederterra ma continueranno in molti casi a fare riferimento nelle province alle federazioni dei braccianti.
Lo sforzo per completare l'assetto confederale trovò dei limiti insuperabili a causa dei piccoli proprietari e affittuari coltivatori diretti i quali fin dall'ottobre 1944, con la costituzione cioè della Confederazione dei coltivatori diretti ad opera del democristiano Bonomi, non rappresentavano di fatto un blocco sociale politicamente unito e molte resistenze nutrivano ad accettare il disegno strategico della CGIL anche perché consapevoli di trovarsi in posizione di piccola minoranza accanto alle grandi federazioni dei braccianti e dei mezzadri. Soltanto nell'ottobre 1948 poteva essere convocato a Napoli il Convegno nazionale delle Associazioni democratiche dei coltivatori diretti che, in attesa del Congresso costitutivo, concluse i propri lavori votando l'adesione alla Confederterra ma non alla CGIL.
Certamente tale risoluzione contribuì nel tempo a creare serie difficoltà al principio fondamentale dell'unità contadina ma non fu in ogni caso la sola ragione della sua crisi. Dopo la scissione sindacale del 1948, infatti, il Sindacato degli impiegati e tecnici agricoli aveva ridotto di non poco gli iscritti; il dibattito sui coltivatori diretti alla lunga andava riaprendo spazi sempre crescenti alla soluzione di una loro organizzazione del tutto autonoma rispetto al sindacato; la stessa permanenza della Federmezzadri nella CGIL, poi, era messa in discussione da parte di autorevoli esponenti politici e sindacali. Contemporaneamente la mancata crescita nella società del movimento della Costituente della terra, l'allontanarsi degli obbiettivi della riforma fondiaria e della revisione dei patti agrari e l'esaurirsi della proposta contenuta nel « Piano del lavoro » della CGIL non potevano non porre seri interrogativi sulle politiche rivendicative e contrattuali sin qui perseguite dalla Confederterra e, di rinvio, sulla funzionalità della sua direzione unitaria.
L'assemblea costitutiva dell'Alleanza dei contadini, tenuta a Roma il 12 maggio 1955 da un Comitato promotore al quale aveva aderito nel dicembre dell'anno precedente anche l'Associazioni nazionale dei coltivatori diretti, segnò quindi un momento di svolta per il sindacalismo contadino della CGIL: mentre iniziava il lungo processo di formazione della nuova organizzazione politico-professionale dei contadini, la Confederterra, di fatto articolata nelle due federazioni dei braccianti e dei mezzadri, entrava in un declino irreversibile anche se formalmente continuava a sussistere sino a tutto il 1961, alla vigilia cioè del I Congresso nazionale dell'Alleanza.
Negli anni successivi la Federbraccianti e la Federmezzadri, pur sviluppando autonomamente la ricerca di proprie linee strategiche, non abbandonavano comunque l'eredità di un impegno comune per affermare nuovi indirizzi di politica agraria nel paese e, attraverso la CGIL, più volte venivano a trovare occasioni d'incontro non solo al proprio interno ma soprattutto con quelle associazioni professionali e di produttori agricoli che si rifacevano all'Alleanza e alla Lega delle cooperative.
Intorno alla metà degli anni Sessanta, in conseguenza delle trasformazioni da tempo sopravvenute nelle campagne e dell'affermarsi di indirizzi politico-culturali disposti a riconoscere tutti i limiti dell'istituto contrattuale della mezzadria e la necessità del suo superamento, tornava in primo piano nei partiti politici di sinistra e nella CGIL la riflessione sull'organizzazione sindacale di figure professionali che in prospettiva andavano a modificarsi in affittuari o coltivatori diretti.
Le piattaforme rivendicativi sui piani di settore-produttivo e, in particolare, l'adesione al Centro delle forme associative e cooperative offrivano alla Federmezzadri spazi concreti per avviare quel processo di rinnovamento che nel decennio seguente troverà l'organizzazione impegnata nella Costituente contadina insieme all'Alleanza dei contadini e all'Unione coltivatori italiani per la costituzione della Confederazione dei coltivatori, celebrata a Roma nel dicembre 1977.
[Introduzione storica a cura di Salvatore Favuzza]

Storia archivistica:

Il riferimento all'espressione «archivi della Confederterra toscana» per identificare l'insieme delle raccolte documentarie conservate dalle segreterie provinciali fiorentine della Federmezzadri e della
Federbraccianti susciterà non poche perplessità anche presso il lettore minimamente introdotto alle recenti vicende del sindacalismo italiano. Molti infatti troveranno impropria l'estensione all'intero periodo 1944-1978 di una sigla che ha caratterizzato indirizzi politici e obbiettivi rivendicativi circoscritti in effetti in un arco di anni più breve; alcuni scorgeranno nel prevalere del momento confederale un difetto di comprensione nei confronti della specifica individualità storica delle sue interne strutture; altri ancora lamenteranno una lettura a dir poco insufficiente affermando l'impossibilità di cogliere, attraverso una sola chiave interpretativa, il significato complessivo di uno sviluppo politico-organizzativo troppo articolato nel tempo.
Senza alcuna pretesa di offrire risposte esaurienti a queste e ad altre possibili critiche, riteniamo opportuno esporre in breve le considerazioni che ci hanno maturato nel nostro convincimento.

1) Nessuna altra definizione è in grado di presentare in modo semplice ed immediato l'intera documentazione descritta nel seguente inventario. Accanto agli archivi di organizzazioni propriamente sindacali si trovano infatti carte di movimenti (Comitato della terra, Comitato dei consigli di azienda, Comitato per la democratizzazione del Consorzio agrario) che hanno svolto un ruolo autonomo rispetto al sindacato pur essendo ad esso strettamente collegati. Gli stessi archivi delle organizzazioni sindacali, poi, non sono riconducibili ad altro momento unificante perché, come abbiamo visto, l'associazione dei coltivatori diretti non aveva aderito alla CGIL. Le carte della Cassa mutua assistenza malattie e del Comitato per la Costituente contadina pongono ancora maggiori problemi essendo relative a momenti organizzativi particolari: nel primo caso vi è una società diretta da un proprio consiglio di amministrazione ma sostanzialmente controllata dall'Associazione dei coltivatori diretti; nel secondo vi è una segreteria operativa composta dai rappresentanti di quelle associazioni (Federmezzadri, Alleanza dei contadini, Unione coltivatori) impegnate per l'unità e l'autonomia del movimento contadino. Per evitare l'elenco dei singoli archivi si è preferito aderire ad una visione d'insieme, certamente non precisa, ma in ogni modo significativa.

2) L'uso dell'espressione «Confederterra» è stato nella società locale più duraturo rispetto alla sua stessa vicenda storica. Le lotte contadine dell'immediato dopoguerra e dei primi anni Cinquanta avevano rappresentato, sotto molti aspetti, un'esperienza straordinaria nella vita delle popolazioni rurali. La larga mobilitazione operata dal movimento e i valori di solidarietà in esso presenti avevano portato la coscienza popolare ad identificare l'organizzazione unitaria dei lavoratori della terra con il modello di azione sindacale indispensabile alla conquista di grandi riforme. Ancora alla fine degli anni Sessanta, quindi, non era difficile trovare chi continuasse a fare riferimento alla Confederterra per rivolgersi ai sindacati agricoli della CGIL; del resto, quando nel 1980 gli archivi già chiusi della Federmezzadri provinciale sono stati raccolti presso l'Istituto storico della resistenza in Toscana per passare poi all'Archivio storico della CGIL regionale, si è provveduto (è forse un caso?) a recuperare tutta la documentazione in possesso della segreteria provinciale della Federbraccianti fino al 1978, per quanto questa organizzazione svolgesse ancora la propria attività. In conclusione è possibile riconoscere che con la sopravvivenza dell'espressione è rimasto valido nel tempo, in modo più o meno consapevole, il dato originario dell'unità delle organizzazioni contadine.

3) Vi è stato dal punto di vista istituzionale uno svolgimento ininterrotto della Federbraccianti e della Federmezzadri all'interno della CGIL che consiglia, a nostro avviso, una lettura dei rispettivi archivi sufficientemente libera da schemi di natura ideologica. Il principio dell'indipendenza dell'istituzione rispetto ai contenuti e alle forme del suo divenire impedisce d'intravedere scansioni obbligatorie nell'organizzazione sindacale laddove si verifichino novità negli indirizzi strategico- politici; queste invece rinviano al sindacato inteso come movimento e ne condizionano in modo necessariamente parziale l'interpretazione. D'altra parte la Confederterra, sul piano nazionale, ha voluto rappresentare un movimento più che un'istituzione favorendo lo sviluppo al proprio interno delle organizzazioni sindacali di categoria e trasformando la propria presenza in una proposta politica «confederale», cioè unitaria per tutti i lavoratori della terra.

4) Il richiamo costante alla documentazione conservata negli archivi delle segreterie fiorentine può giustificare in modo particolare questa interpretazione che intende porre in evidenza, non senza qualche provocazione, due aspetti a nostro avviso determinanti: la specificità nel panorama nazionale dello sviluppo storico dei sindacati agricoli toscani; la continuità di un'esperienza difficilmente circoscrivibile entro limiti ad essa in parte estranei. Sintesi di riflessioni che in questo momento non è lecito riassumere, essa è stata discussa e, per così dire, concordata con i dirigenti sindacali protagonisti di quegli avvenimenti; valida se sarà in grado di offrire uno stimolo a nuovi percorsi di ricerca, resta tuttavia affidata all'indagine critica di tutti coloro che ne vorranno verificare la consistenza o le manchevolezze.
[Storia archivistica a cura di Salvatore Favuzza]

Nota dell'archivista:

Nella primavera del 1945 i responsabili della Federazione lavoratori della terra di Firenze avvertivano l'esigenza di mettere ordine tra le carte già abbondantemente raccolte negli uffici in modo da rendere reperibile con facilità tutta la documentazione necessaria al lavoro quotidiano. In un momento particolarmente importante per la costruzione del nuovo sindacato e per gli intensi rapporti in corso con i più diversi settori della società civile una gestione improvvisata delle informazioni non era infatti ulteriormente compatibile con il modello organizzativo della federazione.
Si cominciava pertanto a sistemare la corrispondenza della segreteria secondo criteri da tenere rigorosamente presenti. Dotato il protocollo, in uso fin dal settembre 1944, di uno schema di classificazione costruito sul principio della individuazione delle categorie e degli enti interlocutori rispetto al sindacato, si smistava la posta in arrivo e copia di quella in partenza all'interno di fascicoli provvisti di un proprio titolo. Questi a loro volta venivano riuniti insieme e numerati in base alla suddivisione prevista dal titolario che consentiva, ad esempio, di raccogliere da una parte tutta la documentazione relativa alle leghe comunali, di collocare di seguito i verbali della giunta e i resoconti dei convegni e via dicendo. I gruppi di fascicoli ordinati in successione numerica erano poi conservati dentro alcune buste che costituivano I'« archivio » dell'anno corrente; con il medesimo criterio, di anno in anno, andavano predisposti nuovi fascicoli e nuove buste. Contemporaneamente bisognava provvedere a tutta quella documentazione di natura eterogenea che non aveva trovato posto nell'archivio propriamente detto in quanto collegata a settori e a momenti specifici di lavoro. Volendo stabilire un migliore controllo sui numerosi fascicoli delle vertenze sottoposte in sede di appello all'esame delle rappresentanze provinciali dei lavoratori e degli agricoltori, i responsabili dell'ufficio tecnico- legale cominciavano ben presto a servirsi di registri dotati di rubriche, dove segnalavano a fianco del nominativo dell'assistito il numero di riferimento della pratica, l'oggetto della controversia, gli eventuali passaggi ad altre sedi di discussione.
Con massima cura dovevano, in ogni modo, essere tenute le carte di carattere amministrativo (ricevute, mandati di pagamento, fatture ..) dal momento che rappresentavano la necessaria giustificazione dei bilanci di fronte agli organi direttivi provinciali e nazionali. Nessun ordinamento era previsto invece per le carte di lavoro dei segretari: affidate alla discrezionalità dei medesimi, venivano tuttavia conservate scrupolosamente in vista della loro utilità per l'intera organizzazione.
Posto al centro di un complesso documentario articolato come abbiamo visto in più sezioni, l'« archivio» doveva rappresentare uno strumento per garantire la certezza e la continuità dell'informazione. In questo senso veniva a svolgere fin da subito un ruolo di non secondaria importanza obbligando, innanzitutto, al rigore della conservazione ed educando nel tempo all'uso non strettamente personale della documentazione. Apparentemente neutro perché costruito su uno schema fissato ancor prima della sua formazione, risultava in effetti funzionale al modello di direzione politica che si intendeva affermare nel sindacato e ne evidenziava in sintesi i principi ispiratori quali, ad esempio, l'accentuato centralismo, il grande senso della responsabilità e del lavoro comune, la proiezione in avanti dell'esperienza presente per la possibile azione futura. Espressione diretta di esigenze fondamentali, si collocava con efficacia nell'organizzazione divenendo il punto di riferimento obbligato per i nuovi archivi da istituire presso la segreteria del Coordinamento regionale e le segreterie provinciali di categoria.
Per l'impostazione ricevuta l'archivio tuttavia non costituiva di per sé uno strumento agevole di lavoro. Quando si consideri che la sola corrispondenza di ogni anno veniva distribuita in un centinaio circa di fascicoli e che per aver sottomano la documentazione inerente a qualsiasi problema era necessario riprendere un po' dovunque (anche in anni diversi) carte che poi andavano ricollocate, si comprenderanno le difficoltà concrete del suo funzionamento.
Occorrevano capacità non comuni per provvedere, in tutti i passaggi, alla buona conservazione delle carte nell'archivio così come si richiedeva una qualche dimestichezza per stabilire con esse un dialogo proficuo. Se per un certo numero di anni si era cercato di sopperire agli inconvenienti prodotti da un titolario dalle maglie troppo rigide e strette modificando secondo le esigenze il numero precostituito dei fascicoli, i loro titoli e la loro distribuzione nelle buste, con la fine degli anni Cinquanta (questo si verificava nell'archivio della Federmezzadri provinciale) veniva meno qualsiasi tentativo di aggiornamento.
Le conseguenze non potevano tardare. Non trovando risposte immediate e sufficienti alle proprie richieste, i segretari della Federmezzadri provinciale, ad esempio, cominciavano ad incrinare nei fatti il rapporto da sempre esistente tra il lavoro quotidiano e l'organizzazione della documentazione.
Le raccolte personali delle carte crescevano, i metodi empirici di archiviazione si affermavano a fianco di quelli ritenuti meno pratici, i principi dell'ordine e della conservazione si affievolivano e, quel che più conta, l'archivio andava lentamente trasformandosi in una sorta di serbatoio da dove attingere senza niente versare. Motivato da difficoltà interne agli stessi criteri di gestione dei documenti, questo processo « degenerativo » lasciava in effetti intravedere intorno alla metà degli anni Sessanta un mutamento nel modo di lavorare del sindacato e la frattura che si veniva ad aprire rispetto al modello politico-culturale costruito nell'immediato dopoguerra. Nelle nuove condizioni l'archivio cessava presso la segreteria provinciale della Federmezzadri dal ruolo originario, divenendo un deposito per tutte quelle carte non ritenute più di uso corrente.
Le stesse difficoltà portavano tuttavia i responsabili della Federbraccianti provinciale a ricercare nuove soluzioni. Dopo gli anni della crisi politico-organizzativa, nei quali i tradizionali metodi di registrazione e di conservazione dei documenti erano stati abbandonati a favore di raccolte sommarie di carte, si provvedeva nel 1966 a ricostituire l'« archivio » dotando il protocollo di uno schema di classificazione simile a quello del passato, dividendo però la posta in arrivo da quella in partenza e predisponendo fascicoli numerati da conservare in buste contraddistinte dalle sigle « R » e « S ». Indipendentemente dalla sistemazione adottata, soltanto attraverso un uso del titolario più aderente alle necessità di volta in volta presenti nell'organizzazione sindacale era comunque possibile offrire risposte positive alla duplice esigenza della conservazione e della fruizione dei documenti. Mentre si riconosceva nella pratica l'opportunità di aggiornare nel tempo la struttura dell'archivio, si ponevano le premesse per limitare la dispersione delle sue carte.
Le considerazioni sin qui esposte, se da un lato permettono di constatare il carattere veramente originale di queste raccolte documentarie nel panorama delle fonti sindacali a noi pervenute, sono in ogni caso indispensabili alla comprensione dei criteri seguiti nel riordinamento e nella stesura dell' inventario.
Di fronte ad una situazione confusa, come si è visto, per la compresenza di archivi propriamente detti e di carte liberamente conservate al di fuori, nessuna esitazione vi è stata nel perseguire innanzi tutto il ripristino dell'ordine con il quale si erano venute formando le singole raccolte. Vari motivi, oltre alle più elementari regole della dottrina archivistica, rendevano necessaria l'operazione.
Presso le segreterie della Confederterra e, successivamente, dei sindacati di categoria esisteva di fatto un rapporto gerarchico tra l'archivio e le carte conservate dai dirigenti che, a nostro avviso, andava salvaguardato come momento non secondario di indagine storiografica. Numerose carte esterne agli archivi non avevano mai avuto una propria autonomia perché o erano state estratte per motivi di lavoro e non più ricollocate o, in molti casi, altro non erano che copie di identici documenti. Soltanto la ricerca dei legami interni alla documentazione era in grado di assicurare una linea di orientamento in un contesto di per sé ricco di articolazioni, reso certamente più difficile per i trasferimenti delle sedi degli uffici e per gli interventi operati da giovani studiosi.
Ponendo costante attenzione nel riordinare la corrispondenza secondo il principio della provenienza archivistica, con il supporto dei titolari e dei registri di protocollo si è provveduto, un po' alla volta, a ricostruire i fascicoli, a reintegrare le serie, a ripristinare in sintesi la struttura degli archivi. Tutto ciò ha consentito nel tempo la riscoperta di livelli organizzativi e di momenti associativi di cui apparentemente si erano perse le tracce. Le carte del Coordinamento regionale delle Confederterra, ad esempio, erano andate confuse nell'archivio della corrispondente segreteria provinciale; similmente non era più possibile ritrovare in forma autonoma la documentazione relativa a quei comitati e a quelle associazioni che avevano svolto nella società un ruolo non del tutto identificabile con l'azione del sindacato.
Per colmare le lacune presenti nella documentazione sono state compiute ricerche approfondite; con l'aiuto di quanti avevano ricoperto posti di responsabilità nelle segreterie è stato possibile recuperare abbondante materiale dimenticato in armadi e soffitte o trasferito nelle sedi di altre organizzazioni. Le carte della Federbraccianti provinciale attinenti alla contrattazione aziendale degli anni Settanta non sono state acquisite a causa della loro attualità per, il sindacato.
Portato a termine il ripristino puntuale degli « archivi », occorreva provvedere a tutta la documentazione che a ragione era stata conservata al di fuori. Anche in questa fase non è venuto meno il rispetto per l'impostazione con la quale in origine i fascicoli erano stati ordinati e riuniti insieme sommariamente per materie. Accanto alle raccolte degli atti dei congressi, dei convegni e delle conferenze sono state così ricostituite alcune serie (organizzazione, inchieste, assistenza ... ) relative a specifici momenti di lavoro delle segreterie limitando tutto il nostro intervento a dare loro un titolo, ove necessario, per facilitarne la consultazione. Strettamente collegate ai rispettivi archivi della corrispondenza, sono state sistemate di seguito e sono venute a costituire un'unica sezione da noi denominata « Altra documentazione conservata presso la segreteria ».
Mentre le carte di carattere amministrativo (mandati di pagamento, ricevute, registri di cassa ... ) non presentavano particolari problemi e, divise per anno, sono state raccolte ancora di seguito in una nuova sezione detta « Amministrazione », i materiali già conservati presso gli uffici tecnico- legali non erano riconducibili con precisione ai corrispondenti archivi. Per comprendere la difficoltà è necessario tenere presente che i responsabili dell'ufficio tecnico- legale della Confederterra provinciale avevano provveduto a ordinare i numerosi fascicoli delle vertenze individuali secondo la data di inizio delle pratiche; a partire dagli anni Cinquanta risultava impossibile far coincidere i tempi, talvolta lunghi, della loro risoluzione con quelli dello sviluppo dei sindacati di categoria. A questo punto si è preferito riunire le carte della Confederterra con quelle dell'organizzazione che ne aveva ereditato i compiti, creando fittiziamente un unico « Ufficio tecnico- legale Confederterra-Federmezzadri ».
La documentazione tecnico- legale della Confederterra, della Federmezzadri e della Federbraccianti è stata riordinata seguendo gli stessi criteri con i quali era stata messa insieme nel tempo per esigenze di lavoro. Due precisazioni sono tuttavia da aggiungere: le vertenze genericamente indicate « chiuse » o « aperte » sono state cronologicamente disposte secondo la data ultima della loro trattazione da parte del sindacato; i libretti colonici già inseriti insieme a carte di natura eterogenea nei fascicoli delle vertenze, delle disdette, delle divise di famiglia, sono stati riuniti per nucleo familiare e suddivisi secondo il comune sede dell'azienda.
Ricomposti gli archivi in tutta la loro articolazione (corrispondenza, carte di lavoro della segreteria, carte amministrative e tecnico- legali), restavano ancora non pochi documenti che o non era possibile attribuire in particolare a nessuna organizzazione o non rivestivano interesse immediato per la comprensione della vicenda sindacale. Pertanto sono stati considerati un'appendice. In primo luogo le carte dei dirigenti (agende, quaderni, appunti presi in occasione di riunioni politico-sindacali) riordinate indicando, caso per caso, tutti gli elementi utili alla loro lettura. Seguono quei documenti (atti di convegni, congressi, studi, ritagli stampa ... ) che erano stati conservati contemporaneamente dalle segreterie della Federbraccianti e della Federmezzadri e che sono stati da noi raccolti in gruppi separati secondo la provenienza o per materie (enti locali, cooperazione, partito comunista, terre incolte ... ) in sintonia con il metodo in uso nel sindacato. In ultimo le carte relative all'amministrazione della fattoria S. Maddalena di Incisa Valdarno tenuta dal perito Tosello Pesci, da sempre occupato nell'ufficio tecnico della Federmezzadri. I proventi di questo lavoro venivano versati all'organizzazione sindacale.
Al termine del riordinamento gli archivi sono stati collocati uno di seguito all'altro in modo da evidenziare sotto il profilo storico le scansioni organizzativi intervenute nel sindacato e i suoi legami con i vari movimenti o associazioni; per sottolineare inoltre l'interdipendenza dei singoli fondi tutte le buste sono state numerate progressivamente in un'unica successione.
Nel predisporre l'inventario si è ritenuto opportuno fornire al ricercatore brevi notizie sullo sviluppo politico-istituzionale dei soggetti produttori degli archivi senza alcuna pretesa di superare i limiti di una semplice introduzione alla loro lettura.
Per le sezioni documentarie organizzate archivisticamente sono stati tenuti presenti i relativi schemi di classificazione riproducendo con fedeltà le suddivisioni interne, la loro individuazione operata con numeri romani o con lettere maiuscole dell'alfabeto, i titoli dei fascicoli e la numerazione dei medesimi corrispondente all'articolazione delle singole partizioni. Niente è stato modificato per consentire un'ulteriore strada di accesso ai documenti attraverso i registri di protocollo, ben tenuti fino all'inizio degli anni Sessanta; di conseguenza la numerazione dei fascicoli è rimasta inalterata con i salti presenti al momento della loro formazione. In tutte le parti del testo sono stati sempre riportati i titoli originari dei fascicoli, dei registri, dei bollettari... e via dicendo.
La presenza di raccolte documentarie di natura tanto diversa ha consigliato l'adozione di criteri descrittivi non uniformi. Per la documentazione di carattere amministrativo e tecnico- legale è sembrato più che sufficiente alle esigenze della ricerca il riferimento a gruppi omogenei di atti; per la corrispondenza e le carte di lavoro dei segretari, invece, si è preferito raggiungere un maggior grado di analiticità. In questi casi è stato compilato per ogni fascicolo un regesto sintetico con il quale si sono posti in evidenza soprattutto i contenuti di volta in volta innovativi per il divenire del sindacato, non essendo praticabile la descrizione di tutte le carte.
[Nota archivistica a cura di Salvatore Favuzza]

Integrazione all’inventario realizzato da Salvatore Favuzza
Nel 1980 gli archivi già chiusi della Federmezzadri provinciale sono stati raccolti presso l’Istituto storico della Resistenza in Toscana, per passare poi all’Archivio storico della CGIL regionale; nello stesso periodo, si provvide al recupero di tutta la documentazione in possesso della Segreteria provinciale della Federbraccianti sino al 1978.
Nel 2014 sono pervenute presso il Centro Documentazione e Archivio Storico CGIL Toscana sei buste, rinvenute presso l'Istituto Storico della Resistenza in Toscana; le unità ivi contenute, di pertinenza degli archivi della Confederterra Toscana, erano rimaste quindi escluse dall’intervento di riordino dei suddetti complessi compiuto dall’archivista Salvatore Favuzza nella seconda metà degli anni ’80 e terminato con la realizzazione di un inventario pubblicato nel 1990 (“Gli archivi della Confederterra Toscana (1944-1978)”, a cura di Salvatore Favuzza, Giunta Regionale Toscana & Editrice Bibliografica, Firenze, 1990).
Dopo una prima fase preliminare di analisi della struttura degli archivi della Confederterra Toscana e della modalità di riordino adottata da Salvatore Favuzza, desumibile dallo studio dello strumento di corredo realizzato dal medesimo, è stato attentamente esaminato il contenuto delle sei buste, all’interno delle quali la documentazione si presentava condizionata in fascicoli originali (improntati dal soggetto produttore), carte sciolte e fascicoli creati in un momento cronologico successivo al suo arrivo presso il Centro di Documentazione, frutto di un intervento teso a raggruppare documenti apparentemente simili segnalandone, seppur in modo sommario, il contenuto e gli estremi cronologici. Le sei buste all’interno delle quali la documentazione è pervenuta presso l’Istituto si configuravano quali semplici contenitori, finalizzati a impedire la dispersione delle unità. L’alto grado di disordine delle carte, la presenza all’interno dei fascicoli originali di unità non pertinenti con il contenuto e di fascicoli contenenti carte estratte per motivi di lavoro dal soggetto produttore e non più ricollocate, ha reso necessaria un’analisi carta per carta.
Dopo aver descritto le unità in un file di lavoro word, realizzato con il solo scopo di censire le carte e avere così una panoramica complessiva della documentazione, è iniziata la fase di ricollocazione - dapprima virtuale e poi fisica - delle unità nell’archivio, busta e fascicolo di pertinenza. Tale attività, rivelatasi semplice per alcuni dei fascicoli originali - grazie all’indicativo numerico o alfanumerico presente fisicamente sulle unità secondo lo schema di classificazione per categorie ed enti interlocutori adottato dal soggetto produttore per la gestione dell'archivio corrente - ha reso invece necessaria per la maggior parte della documentazione un’attenta fase di ricerca, così da ricondurre ogni singola carta o fascicolo alla preesistente unità di appartenenza.
Per evitare di alterare la cartulazione realizzata da Favuzza, operazione che avrebbe potuto sottoporre le carte, in particolare le veline, a pericolose lesioni, le nuove unità sono state cartulate nell’angolo superiore sinistro con la formula I. (= integrata) + il numero progressivo ricoperto della medesima all’interno del fascicolo (es.: nel caso di dieci cc. integrate all’interno di un fascicolo, si avrà la formula che segue: I.1, I.2, I.3 etc.).
Al termine del lavoro d’integrazione, è stato creato un fascicolo ex novo nominato “Miscellanea”: la creazione del medesimo è stata resa necessaria dalla mancanza, nelle carte ivi contenute (attribuibili presumibilmente all'attività della Federmezzadri) di riferimenti cronologici tali da permetterne l'inserimento all'interno della struttura ideata da Favuzza.
L’eventuale presenza di carte integrate è stata di volta in volta segnalata nella sezione “Nota dell’archivista”.
[Nota al lavoro di integrazione dell'inventario degli Archivi della Confederterra Toscana a cura di Elena Zanchi].

Modalità di traduzione dell’inventario cartaceo realizzato da Salvatore Favuzza su Archimista
La traduzione su Archimista dell’inventario realizzato da Salvatore Favuzza è stata realizzata sulla base delle informazioni fornite dall’autore (trascritte nella sezione “Nota dell’archivista” dell’applicazione) e delle scelte di formattazione operate dal medesimo, desumibili dalla versione cartacea dello strumento di corredo e riassumibili come segue:

- Carattere maiuscolo: volto a indicare il “fondo”;
- Carattere maiuscoletto: volto a indicare le “sezioni”;
- Carattere grassetto in posizione centrale: volto a indicare le “serie”;
- Carattere grassetto decentrato a sinistra: volto a indicare le “sottoserie”;
- Carattere corsivo: volto a indicare le “categorie” nella sezione "corrispondenza" e più genericamente "partizioni" nelle altre sezioni.
Come esplicitamente dichiarato da Favuzza nella nota introduttiva, rappresentano “serie” archivistiche i “convegni”, i “congressi”, le “inchieste”, etc., introdotte nell’inventario dall’utilizzo del carattere grassetto e dalla collocazione del testo in una posizione centrale; sulla base di quanto enunciato, si suppone che l’utilizzo del medesimo carattere, collocato a sinistra nella pagina - utilizzato per segnalare la scansione cronologica annuale delle unità - indichi invece le sottoserie.
La traduzione sulla presente applicazione di un inventario strutturato e ideato su un supporto dalle maglie più elastiche quale quello cartaceo, ha reso necessario l’utilizzo di alcuni accorgimenti, messi in atto nel pieno rispetto della struttura organizzativa elaborata da Favuzza nel corso del suo lavoro di riordino e descrizione. La legenda riportata è suscettibile di piccole modifiche, legate all'eccezionalità di alcuni casi. Per quanto concerne le sezioni “Corrispondenza” e “Amministrazione”, la mancanza di una sovrastruttura indicabile come “serie”, e dunque l’impossibilità non solo di ricorrere alle “sottoserie” ma anche di lasciare non compilato il campo “Tipologia del livello di descrizione”, ha costretto nella fase di inserimento dei dati a indicare come “serie” le scansioni temporali (segnalate con carattere grassetto e collocate sulla sinistra) indicate in altre parti del testo come “sottoserie”.
Infine, nel tradurre l’inventario è stata operata la scelta di indicare il numero progressivo del singolo fascicolo all’interno della busta (vedi sezione “Segnatura definitiva” dell’applicazione), solo per le unità facenti parte la sezione “Corrispondenza”, così da facilitare la comprensione del titolario, suddiviso in categorie, utilizzato dai soggetti produttori quale sistema di classificazione delle carte dell'archivio corrente (fisicamente presente sul dorso delle buste custodite nel Centro di Documentazione e Archivio Storico CGIL Toscana). Per le sezioni “Amministrazione”, “Altra documentazione conservata presso la Segreteria” e altre, il numero progressivo dei fascicoli presenti all’interno delle buste, attribuito da Favuzza nel corso dell’intervento di riordino, è stato riportato nella sezione “Titolo” di Archimista.
[nota al lavoro di traduzione su Archimista dell'inventario cartaceo di Salvatore Favuzza a cura di Elena Zanchi]

Lingua della documentazione:

  • Italiano

Condizione di accesso: accessibile previa autorizzazione

Condizione di riproduzione: consentita per uso studio

Stato di conservazione: ottimo

Soggetti conservatori

Soggetti produttori

Compilatori

  • Inserimento dati: Elena Zanchi (Archivista)